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Il fumo aggrava le complicanze dopo un'operazione

Medicina Interna Redazione DottNet | 21/01/2020 13:43

Oms, smettere di fumare almeno un mese prima dell'intervento riduce il rischio

Chi fuma è molto più a rischio di avere complicanze post-chirurgiche in caso di operazione, tra cui funzioni cardiache e polmonari compromesse, infezioni e ritardo nella guarigione della ferita. Ma basta smettere di fumare un mese prima dell'intervento per ridurre questo rischio e ogni settimana senza tabacco migliora gli esiti sanitari del 19%. A rivelarlo è un nuovo studio congiunto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dell'Università di Newcastle, in Australia, e della Federazione mondiale delle società di anestesisti (Wfsa). La nicotina e il monossido di carbonio, entrambi presenti nelle sigarette, possono ridurre i livelli di ossigeno e aumentare notevolmente il rischio di complicanze cardiache dopo l'intervento chirurgico. Il fumo danneggia anche i polmoni rendendo difficile il passaggio della giusta quantità di aria, aumentando il rischio di complicanze post-chirurgiche a questi delicati organi.

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Inoltre distorce il sistema immunitario del paziente e può ritardare la guarigione, aumentando il rischio di infezione nel sito della ferita. Il nuovo studio mostra però che i fumatori che hanno smesso di fumare 4 settimane o più prima dell'operazione hanno un minor rischio di complicanze e risultati migliori 6 mesi dopo, grazie a un miglioramento del flusso sanguigno in tutto il corpo verso gli organi essenziali. "Il rapporto fornisce la prova che ci sono vantaggi nel rinviare interventi chirurgici minori o non di emergenza per dare ai pazienti l'opportunità di smettere di fumare", ha affermato Vinayak Prasad, capo unità No Tobacco dell'Oms. "Le complicazioni post-chirurgiche rappresentano un grosso onere sia per la sanità che per il paziente. I medici di base, i chirurghi, le infermiere e le famiglie sono importanti nel supportare un paziente a smettere di fumare in ogni fase delle cure, specialmente prima di un'operazione", conclude Shams Syed, coordinatore, Quality of Care dell'Oms. 

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